La Divina Commedia

La Vita di Dante Alighieri

Dante AlighieriDante Alighieri nasce a Firenze nel 1265 da Alighiero di Bellincione e dalla prima moglie Bella (forse degli Abati) fra il 21 maggio e il 21 giugno. Il padre possedeva una piccola attività di cambiatore e prestatore di denaro e la famiglia del sommo poeta era della piccola borghesia perciò questo non indusse Dante a lavorare sin dalla giovane età ma gli permise di dedicarsi esclusivamente agli studi e ai divertimenti. Studiò innanzitutto grammatica, logica e retorica con
Brunetto LatiniBrunetto Latini e giovanissimo si dedicò alla poesia, con il prestito di alcuni testi brunettiani si cimentò nella scrittura di due testi: Il Detto d'Amore e Fiore (riduzione in versi e in italiano del Roman de la Rose); sono proprio questi testi prestilnovistici a caratterizzare l'anima poetica dell'Alighieri e in chiave di questa corrente troverà il suo primo amico Guido CavalcantiGuido Cavalcanti a cui Dante, rimasto orfano del padre e arrivata la data prefissata del suo matrimonio con Gemma Donati, consegnerà il sonetto "A ciascun alma presa e gentil core" immessa poi all'inizio della Vita Nuova. Nel 1274 vede per la prima volta nella chiesa di Santa Margherita dei Cerchi una bellissima ragazza,BeatriceBeatrice (forse figlia di Folco Portinari) come scrive egli stesso nella Vita Nuova. Le sue opere sono dedicate principalmente a lei che diviene la sua musa ispiratrice, poi morta prematuramente a soli 24 anni. Adesso l'Alighieri costruirà le fondamenta del suo sapere filosofico e dottrinale studiando soprattutto Cicerone, Boezio e testi classici producendo altre rime in lode alla filosofia e alla religione. Queste nuove rime compongono una svolta allo scrivere solo d'amore e fanno spazio a risentimenti e pregiudizi che Dante combatterà unendosi alla parte guelfa. Combattute le battaglie di Campaldino e Caprona, dovette iscriversi all'arte dei medici e degli speziali, voluta dalla riforma degli ordinamenti di Giustizia per proseguire negli studi filosofici e iniziare nel 1295 il suo impegno politico inizialmente come consigliere, non avendo però molta attività in quest'ambito, forse, perché si dedicherà ad una più notevole, aperta e stilisticamente maggiore esperienza poetica. Però con l'elezione a carica papale di Bonifacio VIIIBonifacio VIII tutto prese una piega violenta ed esagitata. L'attuale Papa approfittò del conflitto interno tra guelfi neri (di parte integralista con a capo i Donati) e guelfi bianchi (democratici con a capo la famiglia dei Cerchi) per entrare nella questione e soprattutto voler richiamare a se il territorio fiorentino. La fiducia di Dante a questo punto viene messa al servizio dei Bianchi, eletto priore dal 15 giugno al 15 agosto 1300 e poi nel consiglio dei 100 molto importante fu la sua contrarietà di un attacco da parte delle truppe papali. Conosciuto ormai come capo dei Guelfi Bianchi era deciso ad opporsi a Bonifacio VIII e agli Angioini. Dopo molti intrighi e discordie fa il suo ingresso
Carlo di ValoisCarlo di Valois fratello del re di Francia Filippo il Bello che prenderà possesso della città mentre Dante è inviato dalla Signoria come ambasciatore al Papa. In questo periodo rientrano a Firenze i più attivi, in passato tra i neri, che iniziano processi contro i Bianchi accusati perlopiù di peculato e a Siena Dante viene informato che è condannato in contumacia, alla confisca dei beni e poi a morte. In un primo tempo si unisce con i Bianchi per tentare un'entrata con le armi godendo di alleati quali gli Ordelaffi e Bartolomeo della Scala ma all'improvviso nel 1303 muore Bonifacio VII e la speranza si accresce di molto ma quando nel 1305 le trattative per la pace saltarono per l'increscioso opporsi dei neri fu l'ora della battaglia della Lastra persa dai democratici e conclusero che non c'era speranza di rivedere la loro città e quindi l'Alighieri decide di separarsi anche perché non condivide le mosse politiche. Solo e esule, si incammina per alcuni luoghi non certi fino all'arrivo a Bologna dove continua i suoi studi filosofici e con aria di magnanimità si afferma cittadino del mondo. Residente nel Casentino gli giunge la notizia dell'elezione di
Arrigo VIIArrigo VII al trono imperiale. Non partecipa alle operazioni militari ma sul piano teorico elabora uno scritto dal titolo Monarchia che dichiara l'esigenza e l'importanza dell'indipendeza tra il potere temporale da quello imperiale. Ma alle sue speranze si contrappone la morte del suddetto imperatore che costringe Dante alla rassegnazione e a viaggiare fino a Verona dove risiede Cangrande I della ScalaCangrande I della Scala e gli dedica la cantica del paradiso. Nel 1318 lascia Verona per Ravenna dove è ospite di Guido da Polenta, qui compirà il poema maggiore e trascorrerà l'ultima sua parte di vita in serenità e in un clima caldo e familiare. Inviato in veste di ambasciatore a Venezia viene colto da malaria sulla via del ritorno; da poco compiuta l'ultima cantica muore tra il 13 e il 14 Settembre 1321.
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